Stop Pesticidi nel Piatto

Stop Pesticidi nel Piatto

Prendendo spunto da due studi di recente uscita:

Atlante dei pesticidi 2022, ( rapporto tedesco “Pestizid Atlas)

Stop ai pesticidi 2021 (rapporto Italiano di Legambiente)

Ci sono alcune considerazioni da fare:

per il settore cerealicolo sia per i prodotti in granella che nei sfarinati la situazione è buona ed in miglioramento rispetto gli anni precedenti.

Rimangono in generale per tutto il settore agricolo comunque delle criticità:

Un utilizzo massiccio di pesticidi solo negli ultimi anni in alcuni paesi si è ridotto, ma in tanti altri paesi non si è visto una riduzione.

Nel mondo ogni anno 11mila agricoltori muoiono avvelenati dai pesticidi

I pesticidi non rovinano solo cibo e api ma avvelenano ogni anno milioni di agricoltori e lavoratori del settore rurale, arrivando a causare la morte di migliaia di persone. Questi i risultati del studio,  Atlante dei pesticidi, centrato sugli effetti dell’incremento nell’utilizzo di fitosanitari nei cinque continenti, realizzato da un gruppo di ambientalisti tedeschi, in collaborazione con il quotidiano Le Monde. “Incontriamo pesticidi ovunque, anche se non viviamo ai margini del campo”, ha dichiarato Susan Haffmans, ingegnere agricolo del Pesticide Action Network, che ha contribuito al documento. Ha poi sottolineato come gli esiti negativi di questo business miliardario si rifletta su tutta la popolazione, andando ben oltre i confini dei terreni coltivati. Secondo i calcoli dell’Atlante, nel solo 2020 i quattro maggiori produttori (Syngenta, Bayer-Monsanto, Basf e Corteva) hanno generato vendite per 31 miliardi di euro. Nonostante sia crescente la consapevolezza sugli effetti nocivi di queste sostanze, le vendite globali di pesticidi non si arrestano, sono anzi cresciute in media del 4% all’anno.

Sintomi e malattie mortali

Uno studio, pubblicato sulla rivista Public Health, ha calcolato che i pesticidi avvelenano in modo acuto 385 milioni di lavoratori agricoli ogni anno. I sintomi vanno dalla sensazione di debolezza e mal di testa a vomito, diarrea, eruzioni cutanee, disturbi del sistema nervoso e svenimenti. Nei casi gravi, ad essere colpiti sono cuore, polmoni o reni, che cedono. Le conseguenze possono essere letali. Secondo la ricerca, circa 11.000 persone in agricoltura muoiono per avvelenamento acuto. In questo computo non rientrano coloro che si sono suicidati, disperati a causa delle conseguenze sulla salute dei fitosanitari. “Vediamo che il 44% di tutti i lavoratori nel mondo soffrono almeno un avvelenamento all’anno”, ha detto Haffmans, “e in alcuni Paesi è molto di più. In Burkina Faso, per esempio, l’83% dei lavoratori agricoli si ammala almeno una volta a causa dei pesticidi”. Le popolazioni più colpite sono quelle del Sud del mondo con circa 256 milioni di avvelenamenti acuti in Asia, 116 milioni in Africa e circa 12,3 milioni in America Latina. Il continente sudamericano è in testa per numero di chili (oltre 5) di pesticidi usati per ettaro. In Europa, la cifra di avvelenamenti si ferma ad 1,6 milioni.

Mancanza di formazione

Il maggior numero di vittime si rileva nei Paesi in via di sviluppo e deriva dall’utilizzo di pesticidi molto pericolosi, spesso vietati in Europa, ma prodotti da multinazionali che non esitano ad esportarli nei Paesi terzi, approfittando di normative meno stringenti. Informazioni assenti o inadeguate giocano un ruolo in questa strage. Molti piccoli agricoltori non indossano indumenti protettivi, essendo poco preparati sui pericoli che corono. “In alcuni casi, i pesticidi sono semplicemente riempiti in piccoli sacchetti di plastica o bottiglie dai commercianti, senza etichette, senza istruzioni di sicurezza su come usarli e senza avvertimenti”, ha evidenziato Haffmans, precisando che “ci sono sempre avvelenamenti involontari perché il pesticida è usato in modo scorretto. Nel calcolo ricadono solo i casi più gravi e di avvelenamento tempestivo. Restano escluse le malattie croniche, derivanti da esposizioni a lungo termine.

Il vento

Il vento è uno degli elementi che può diffondere i pesticidi per centinaia di chilometri, permettendo loro di inquinare anche fiumi ed acque sotterranee. Tra le vittime, oltre gli essere umani, ci sono anche insetti, uccelli e animali acquatici, mentre i loro residui si trovano spesso nel cibo. Secondo i calcoli dell’Atlante, tracce di questi prodotti si riscontrano soprattutto sulle fragole e sull’uva, addirittura nel 98% dei casi. Seguono le mele (96%), i peperoni (87%), pomodori (84%) e lattuga iceberg (82%).

Tra i più noti pesticidi, c’è il diserbante glifosato, classificato nel 2015 dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Airc) come “probabilmente cancerogeno”. Un meta-studio scientifico del 2019 dell’Università di Washington ha anche identificato un aumento del rischio di tumori maligni dei linfonodi a causa del glifosato, noto come linfoma non-Hodgkin. I fitosanitari sono stati anche collegati ad asma, allergie, obesità e disturbi delle ghiandole endocrine, così come ad aborti e deformità nelle regioni particolarmente inquinate.

I pesticidi mettono a rischio anche gli organismi vitali per il suolo

“L’uso elevato di pesticidi contribuisce alla perdita di numerosi organismi benefici, senza i quali sono necessari ancora più pesticidi”, ha aggiunto Olaf Bandt, presidente del Bund, mentre Doris Günther, ceo di Pan Germania, ha voluto sottolineare l’emergenza sanitaria: “ Si contano 385 milioni di avvelenamenti annuali da pesticidi in tutto il mondo, uno scandalo. Le aziende tedesche esportano in Africa, Asia e America Latina pesticidi altamente pericolosi che in Europa abbiamo vietato per proteggere la popolazione e l’ambiente”.

L’Europa ha vietato i pesticidi neonicotinoidi, ma continua a spedirli ai paesi più poveri

 

 

Chi paga il conto?

Se le conseguenze sono ormai accertate, resta molto complesso il risarcimento dei danni subiti. Le aziende sopracitate non stanno pagando per i danni alla salute e all’ambiente, a meno che non vengano portate in tribunale. Come è avvenuto negli Stati Uniti, dove 125mila persone, ammalatesi gravemente dopo aver spruzzato l’erbicida Roundup (a base di glifosato), hanno fatto causa all’azienda produttrice Monsanto. La Bayer, che nel frattempo aveva acquisito la multinazionale statunitense, si è accordata per versare circa 10 miliardi di euro per soddisfare le richieste del 75% dei querelanti. Nonostante le spese per avvocati e risarcimenti, i margini di profitto restano tali che i produttori di di pesticidi perseverano e adesso stanno cercando di ottenere una nuova autorizzazione per il glifosato nell’Unione europea, nonostante sia previsto un divieto al suo utilizzo a partire dal 2024.

Alternative possibili

I pesticidi vengono utilizzati per salvaguardare i raccolti dagli attacchi di parassiti e insetti. I danni di cui abbiamo parlato sono prodotti da quelli chimici, ma esistono alternative. “Negli ultimi due decenni, lo Sri Lanka ha dimostrato di aver salvato quasi 10mila vite vietando i pesticidi pericolosi”, ha sottolineato l’ingegnere Haffmans. Al tempo stesso in India, “alcune regioni coltivano già completamente o in gran parte senza pesticidi”. L’Unione europea ha studiato le potenzialità offerte dagli agenti di controllo biologico. Questi offrono una soluzione naturale al posto dei prodotti artificiali per il controllo dei parassiti. I tentativi passati di introdurre gli agenti di controllo biologico hanno, però, ottenuto solo successi limitati. Il team del progetto è riuscito tuttavia a combattere la sclerotinia, un patogeno che distrugge la lattuga e molte altre verdure in foglia, utilizzando contemporaneamente due agenti di controllo biologico. Risultati positivi sono stati ottenuti anche dalla combinazione di agenti singoli, come il fungo trichoderma, con altri tipi di trattamento. In un’indagine tra il 2011 e il 2019 l’Eurostat ha accertato che in Italia c’è stato un crollo nell’uso dei pesticidi, ridottosi del 32%.

Il nostro Paese è in controtendenza rispetto ad altri colleghi europei, come Spagna e Germania dove il consumo dei pesticidi invece è in crescita.

Per i consumatori italiani quindi forse è meglio preferire i prodotti locali.

 

 

 

 

 

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