Tuteliamo il patrimonio alimentare italiano

Tuteliamo il patrimonio alimentare italiano

Impressione condivisa da molti  è che si desideri forzare nuove abitudini alimentari, minacciando il patrimonio culturale alimentare italiano.

Da sottolineare che il patrimonio alimentare italiano garantisce una saluta più duratura, è apprezzato anche all’estero e rappresenta una voce importante sul fatturato di molte aziende italiane.

Ma la farina di Grillo è poi sicura?

La risposta ci viene fornita direttamente dal professor Agostino Macrì , già direttore del Dipartimento di Sanità Alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità e consulente per la sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori.

“L’unico problema potrebbe essere rappresentato dalla chitina, proteina contenuta nel carapace dei grilli che, nelle persone allergiche, può dare manifestazioni che vanno dal semplice eritema cutaneo allo shock anafilattico, come vale per molti altri prodotti (arachidi o crostacei ad esempio). Un uso prolungato e frequente, anche per chi non è allergico, potrebbe portare a una sensibilizzare verso il prodotto. Ad ogni modo, i produttori industriali devono sempre segnalare cosa è contenuto negli alimenti, anche la farina di grillo”.

Le domande che ci sorgono spontanee sono:

Le popolazioni nel mondo che mangiano insetti (ci riferiscono che sono circa 2 miliardi) hanno una aspettativa di vita simile a quella di chi segue una dieta mediterranea?

Come si fa ad affermare che gli allevamenti di insetti sono convenienti da un punto di vista ecologico perché consumano meno suolo e meno risorse, ma poi notiamo che il costo della farina di grilli è di 70 euro/kg, contro una farina di grano che magari è 1 o 2 euro/kg, questo costo esagerato da cosa deriva? forse da un ciclo produttivo molto energivoro? Forse perché attualmente la farina di grillo viene dal Vietnam? Siamo proprio sicuri che da un punto di vista ambientale è proprio meno impattante?

Siamo sicuri che promuovere questi nuovi alimenti sia un vantaggio per la popolazione e per l’ambiente o semplicemente è solo una nuova forma di business?

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