Il punto di Roberto Pinton

Il punto di Roberto Pinton

Nella nostra rubrica edicola e discussioni, presentiamo un ampio stralcio dell’articolo di Roberto Pinton pubblicato sul Fatto alimentare.

I nostri commenti alla fine.

Glifosato grano agricoltura fake-news, facciamo il punto.

Glifosato in Europa

Vogliamo escludere che le pressioni delle organizzazioni agricole abbiano contato più delle preoccupazioni sulla tutela della salute pubblica di chi è già nato e dei nascituri?
Allora vuol dire che, per uno sfortunato errore, il documento di ginecologi e ostetrici è finito, assieme a numerosi altri dello stesso tenore, in qualche cassetto di una scrivania dei ministeri: nell’autunno 2023, contrari Austria, Croazia e Lussemburgo, astenuti Germania, Francia, Belgio, Bulgaria, Paesi Bassi e Malta, gli altri governi, italiano compreso, si sono espressi a favore del rinnovo per dieci anni dell’autorizzazione all’uso del diserbante.
Detto questo, la risposta al quesito posto dal titolo del primo articolo è “Sì, il piano straordinario di controlli sul grano importato è propaganda”. Perché?
Perché, contrariamente a quanto si vorrebbe far credere, storicamente, le partite di cereali provenienti dall’estero non presentano irregolarità legate a residui di pesticidi oltre ai limiti.

Il sistema di allerta

Dal 1 gennaio 2023 a oggi il Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF) europeo, che mette in rete gli organi di vigilanza di tutti i Paesi UE non ha registrato nessuna non conformità su carichi da Usa o Canada, mentre è stata rispedita al mittente qualche partita di origine europea (insetticidi o micotossine oltre i limiti), ivi compresi carichi di prodotti italiani (tetrametrina oltre i limiti su una partita di farina di frumento e di fumonisina su una di farina di mais, peraltro con classificazione “no risk”).

I controlli

Emettere comunicati roboanti e impegnare incolpevoli tecnici delle strutture pubbliche (cui va la nostra solidarietà) e laboratori di analisi in una campagna straordinaria di controlli su prodotti che già si sa non presenteranno problemi di sorta equivale a un colpevole spreco di risorse e a fumo negli occhi.
Queste campagne straordinarie, ciliegina sulla torta di una pluriennale narrativa di un’organizzazione agricola che si ostina a calunniare gli agricoltori degli altri Paesi, inducono i consumatori a ritenere che mulini e pastifici siano criminali che si portano in casa derrate contaminate e che il personale degli Uffici di Sanità Marittima e di Frontiera del Ministero della Salute e le loro relative Unità territoriali sia costituito da incompetenti o fannulloni.
Abbiamo visto, per caso, la stessa enfasi a tutela del consumatore da parte del ministero (per non dire delle molto distratte organizzazioni agricole) in occasione dello scandalo tutto italiano di Prosciuttopoli, con milioni di prosciutti non conformi al disciplinare venduti per qualche anno?

Biologico: l’alternativa

Questo vuol dire che il glifosato è meglio dell’acqua santa? Manco per sogno, vi rimando all’apertura.
Vuol dire che il grano importato, né più né meno di come devono rispettarle i prodotti europei e italiani, rispetta le norme europee sui residui di pesticidi e sulle micotossine.
E qui bisogna parlarci chiaro. Volete alimenti coltivati senza pesticidi? In Italia ci sono 82mila agricoltori biologici e 10mila imprese di trasformazione che da anni devono esportare il 40% di quanto producono perché i consumi nazionali crescono lentamente e che sono pronti a riempirvi la dispensa con (auspicabilmente) reciproca soddisfazione.
Altrimenti, ragazzi miei, dovete tenervi i residui (nel caso specifico, entro i limiti di legge – pur con tutti i dubbi legati al multiresiduo, che però riguardano anche il prodotto nazionale o UE – altrimenti i carichi sarebbero respinti alla dogana), ma non tirate in ballo muffe e micotossine, OGM, pesticidi non autorizzati e astenetevi dall’accusare neanche tanto velatamente di collusione gli organi di vigilanza.
Piaccia o meno, la realtà è che un prodotto dell’agricoltura convenzionale canadese è tale e quale a un prodotto dell’agricoltura convenzionale europea e italiana.
Anzi, a voler fare i pignoli, egoisticamente è meglio un prodotto convenzionale del Canada: per produrlo hanno contaminato i loro suoli e le acque dell’Athabasca e del McKenzie, mica quelle dell’Adige e del Tevere.

Glifosato: un problema serio

Detto questo e ripetuto che i limiti di contaminazione da glifosato sono uguali sia per il grano canadese che italiano,

  • è del tutto vero che in Puglia e Sicilia, che da sole producono il 45% del grano duro italiano l’andamento climatico è tale che il grano (per la pasta) arriva alla raccolta al giusto grado di umidità senza necessità di disseccanti;
  • se parliamo di grano tenero (per pane e prodotti da forno), le regioni con la maggior produzione sono quelle settentrionali (in particolare Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte), il cui clima è ben diverso;
  • se in Italia non si è mai utilizzato il glifosato come disseccante, perché mai è stato emanato il decreto 9 agosto 2016 del ministero della Salute che da allora ne vieta l’uso in pre-raccolta quando teso a ottimizzare il raccolto o la trebbiatura?
  • Il glifosato è etichettato con le indicazioni di pericolo H411 “Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata”, SP 1 “Non contaminare l’acqua con il prodotto o il suo contenitore” e il consiglio di prudenza P273 “Non disperdere nell’ambiente”.
  • Nonostante queste indicazioni il glifosato è presente nel 42% dei punti di campionamento delle acque superficiali e supera i limiti indicati dagli standard di qualità ambientale nel 21,2% dei casi; il suo metabolita  acido aminometilfosfonico (per gli amici, AMPA) è presente nell’84.7% dei siti monitorati e supera i limiti nel 52.7% dei casi. Sono le sostanze che più spesso determinano il superamento dei limiti ambientali di qualità delle acque di superficie;

Dai campi alla tavola

  • Nelle acque delle falde sotterranee il glifosato è presente nel 10,6% dei  punti di monitoraggio, l’AMPA nel 9,8% dei siti.
  • Ciò nonostante solo 14 Regioni e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente ne monitorano la presenza. Le altre temono per caso risultati antipatici?
  • In Italia se ne utilizzano 4mila tonnellate (che sta a dire 65 grammi per residente, se in famiglia siete in quattro ne avete in dote due etti e mezzo);
  • Ai fini ambientali e della contaminazione delle acque è ininfluente che il trattamento avvenga in pre raccolta o in post emergenza;
  • Considerato che la situazione delle acque peggiora di anno in anno, le organizzazioni degli agricoltori, anziché far pressione sul governo per il rinnovo dell’autorizzazione della sostanza che più di frequente contamina le acque oltre i limiti (e per lo stop alla strategia europea Farm to Fork che intendeva ridurre queste contaminazioni), non trovano che sarebbe il caso di guadagnarsi il riconoscimento del ruolo di agricoltore custode dell’ambiente e del territorio regalato loro dalla legge 28 febbraio 2024, n. 24?
  • Credono che se i consumatori sapessero qualcosa in più di agricoltura starebbe in piedi la loro accusa al Canada di utilizzare una sostanza nociva come disseccante mentre da noi la stessa sostanza nociva – che si sono impegnati a non far mettere al bando – si usa “solo” come diserbante?

Roberto Pinton

Nostro commento:

La premessa di Roberto Pinton è che la pressione delle organizzazioni agricole italiane e di altri paesi europei hanno favorito il rinnovo del Glifosate per altri 10 anni, in contraddizione con una campagna promossa dalle stesse organizzazioni agricole (italiane) contro il grano canadese, premesso che  c’è uno scollamento tra le varie organizzazioni agricole e gli agricoltori, e non sempre le organizzazioni agricole fanno gli interessi dei loro associati, crediamo che sul rinnovo ci siano state  pressioni anche da parte di chi produce il Glifosato.

Quindi d’accordo che alcune manovre del Governo italiano siano solo fumo negli occhi o semplice propaganda, per esempio i maggiori controlli sul grano importato, ma il problema Glifosato rimane ed a titolo prudenziale sia per i prodotti importati che per i nostri prodotti il Governo se effettivamente vuole pensare alla salute pubblica dovrebbe rivedere i limiti massimi di questa sostanza in funzione delle nuove ricerche scientifiche.

Le iniziative Europee sul Farm-to Fork , non sono niente di buono ne per gli agricoltori ne per i consumatori, ne abbiamo parlato qui.

“Piaccia o meno, la realtà è che un prodotto dell’agricoltura convenzionale canadese è tale e quale a un prodotto dell’agricoltura convenzionale europea e italiana.” ROBERTO PINTON

Questa frase proprio non ci piace, il grano italiano anche se proveniente da agricoltura convenzionale non ha la stessa incidenza di Glifosato, non ci interessa qui precisare che comunque il grano Canadese ha contenuti entro i limiti di legge (ci mancherebbe altro), ma il grano italiano anche convenzionale spesso ha “zero” come presenza di Glifosato, nel grano Canadese o Usa non è mai zero. Ci sono state polemiche sulle analisi di varie marche di pasta nelle quali si trovava presenza di glifosato (entro i limi di legge) anche se le ditte pubblicizzavano di utilizzare solo grano italiano.

Ma esistono anche aziende nazionali che da diversi anni hanno puntato su “zero” pesticidi (QUI) .

Affermare che i limiti legali non sono mai superati, non rassicura i consumatori, ed è ben diverso l’utilizzo del glifosato come diserbante, piuttosto che come dissecante pre-raccolto come avviene in Canada o USA, certo i danni da un punto di vista ambientale possono essere simili, ma nel secondo caso il prodotto va direttamente a contatto del prodotto che mangiamo.

Quindi se il Glifosato inquina le acque, e questo è male,  oltre ad avere acque inquinate dobbiamo tranquillamente accettarlo anche nel cibo che mangiamo?

“Segnalavo anche la recente ricerca francese che ha trovato glifosato nelle urine del 99.8% delle circa 7.000 persone campionate e una ricerca statunitense che ha trovato una correlazione tra alti livelli dell’erbicida nelle urine e minore durata della gravidanza. Questo e altri studi precedenti avevano indotto sin dal 2019 la Federazione internazionale dei ginecologi e ostetrici a prendere posizione chiedendo la messa al bando del glifosato nel mondo.”

Aggiungiamo anche che è stato riscontrato la preoccupante presenza di glifosato nel latte materno. Qui il Link

Quindi non confondiamo le proteste legittime  degli agricoltori italiani, e se vogliamo e dei consumatori italiani, con le prese di posizione della associazioni degli agricoltori magari infiltrate da interessi politici o industriali diversi.

Tantomeno non confondiamo le proteste degli agricoltori con le manovre cosmetiche del governo italiano.

 

 

 

 

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