25 Nov Un mondo di Cereali, non chiamateli Pseudocereali.
La parola cereali non indica una specie botanica.
Esistono parole molto brutte da evitare, il prefisso Pseudo indica qualcosa che sembra simile ma è un falso ovvero non è l’originale, sentiamo parlare di Pseudo-scienza ovvero qualcosa che solo in apparenza è scienza ma invece è solo una sua pallida imitazione.
Dal dizionario Treccani:
psèudo- [dal gr. ψευδο-, deriva del tema comune a ψευδής «falso», ψεῦδος «menzogna, falsità», ψεύδομαι «mentire»]. – Primo elemento di parole composte, derivate dal greco o formate modernamente (anche nella terminologia latina scientifica), nelle quali ha genericamente il significato di «falso». In alcuni casi, indica che la qualità espressa dal termine cui è preposto è soltanto fittizia e non si conviene alla persona o cosa di cui si parla, in quanto deriva da falsificazione intenzionale (così, per es., in pseudofilosofo, pseudoletterato…
Cercando su l’enciclopedia Treccani non troviamo la parola Pseudocereali , troviamo per esempio un’altra parola:
pseudopacifista (pseudo-pacifista), s. m. e f. e agg. Chi si professa pacifista per opportunismo o conformismo…
Composto dal confisso pseudo- aggiunto al s. m. e f. e agg. pacifista.
Per quanto riguarda i cereali il prefisso pseudo avrebbe senso se i cereali fossero una specie botanica, ma invece la parola cereali indica un nome merceologico e agronomico di un insieme eterogeneo di “frutti/semi” ricchi di carboidrati che si possono trasformare in farina ed interessanti dal punto di vista nutrizionale.
Sempre chiedendo aiuto al dizionario Treccani:
Cereale agg. e s. m. [dal lat. cerealis, der. di Ceres–ĕris «Cerere», la dea protettrice delle biade]. – Piante c., e più comunemente cereali sost., denominazione agronomica e merceologica di piante erbacee (per lo più graminacee, ma anche poligonacee, come il grano saraceno) coltivate per il valore nutritivo dei frutti, o dell’intera pianta come foraggera; tra i più importanti: il grano o frumento, il riso, il mais o granoturco, l’orzo, l’avena, la segale, il sorgo o saggina, ecc. Oltre che le piante, il termine, usato per lo più al plur., indica i frutti raccolti (noti anche con il nome di granaglie).
Tentiamo una definizione migliore?
Cereali sono l’insieme di tutte le piante i cui semi o frutti, essendo ricchi in carboidrati, sono utili per il sostentamento dell’uomo.
Seguendo questa logica dunque cereali non solo le Graminacee ma anche le Amarantacee (l’amaranto), le Chenopodiacee (la quinoa) e le Poligonacee (il grano saraceno) , si ammettiamo ci stiamo allargando come definizione rispetto alla definizione della Treccani, ma leggete Qui dove perfino i legumi sono considerati cereali.
E’ completamente esclusa dal concetto di cereale per esempio la patata, che pur essendo ricca di amido e quindi fonte di energia, non è un seme ma un tubero che cresce sottoterra lontano dal sole.
Non siate provinciali non chiamateli Pseudocereali.
In tutto il mondo si sviluppano e si imparano a domesticare specie diverse di cereali: il riso, il miglio e il grano saraceno in Estremo Oriente, il miglio, il teff e il sorgo in Africa, il frumento e l’orzo in Medio Oriente, l’avena e la segale nel Nord d’Europa, il mais in Nord America, l’amaranto, la quinoa in Centro e Sud America.
I cereali cambiano definitivamente la struttura sociale dell’uomo. Prima dell’agricoltura l’attività dell’ Homo sapiens era la raccolta di frutti e radici commestibili e la caccia, quindi la principale strategia di sopravvivenza era un continuo movimento alla ricerca di cibo.
Con l’agricoltura l’uomo diventa stanziale e può sviluppare comunità via via più grandi.
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